MASQUERADE

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Masquerade (The Honey Pot), J.L. Mankiewicz, USA, 1967 125'

Masquerade (The Honey Pot), J.L. Mankiewicz, USA, 1967 125′

Cortesie per gli ospiti (The Comfort of Strangers), P. Schrader, Italia/GB, 1990, 104’

Cortesie per gli ospiti (The Comfort of Strangers), P. Schrader, Italia/GB, 1990, 104’

A Venezia... un dicembre rosso shocking (Don't Look Now), N. Roeg, GB/Italia, 1973, 110’

A Venezia… un dicembre rosso shocking (Don’t Look Now), N. Roeg, GB/Italia, 1973, 110’

Morte a Venezia, L. Visconti, Italia/Francia/USA, 130’

Morte a Venezia, L. Visconti, Italia/Francia/USA, 130’

Pane e tulipani, S. Soldini, Italia/Svizzera, 114’

Pane e tulipani, S. Soldini, Italia/Svizzera, 114’

Essi vivono!

Nell’attesa di tornare al nostro appuntamento settimanale a Seriate abbiamo pensato di farvi compagnia con alcune proposte di visione.

Si tratta di rassegne già organizzate che non abbiamo potuto proporvi, film per i quali avevamo scritto qualche pensiero che desideriamo condividere almeno in forma virtuale, e film che probabilmente non proietteremo mai, ma che potreste considerare dei consigli di visione. Questa settimana vi proponiamo la rassegna:

Masquerade

A scorrere in maniera sommaria la lista di film ambientati a Venezia si scopre – forse nemmeno troppo sorprendentemente – che è possibile raggruppare le pellicole in poche, compatte etichette:

1. Al blocco dei film tratti da Shakespeare, una ventina o forse più tra mori e mercanti, possiamo affiancare un blocco meno consistente di circa quattro titoli sulla leggenda del fornaretto di Venezia. Con Masquerade (The Honey Pot, 1967) di Joseph L. Mankiewicz, tratta (anche) dal Volpone di Ben Jonson, si compone l’affresco della Venezia rinascimentale, dominato da una marcata predominanza prospettica del teatro elisabettiano.
2. Uno sparuto gruppo di action movie usa Venezia come fondale per la solita ridda di inseguimenti, sparatorie e fughe rocambolesche.
3. Delle numerose storie d’amore messe in scena in laguna non poche tendono verso l’erotico e il perverso, quando non scivolano direttamente nel pornografico. A guidare il gruppo il Casanova, nelle sue varie – e variamente spinte – versioni cinematografiche.
4. Dove c’è amore c’è morte. Venezia è sede di intrighi e delitti, non di rado legati al fantastico. Protagonisti e spettatori si trovano sospesi tra naturale e sovrannaturale, senza riuscire a propendere chiaramente per l’uno o per l’altro.

I film presi in esame combinano variamente le etichette tre e quattro.

Cortesie per gli ospiti (The Comfort of Strangers), P. Schrader, Italia/GB, 1990, 104’

Tratto da un romanzo di Ian McEwan e sceneggiato da Harold Pinter, il film prosegue l’avventura calligrafica del Paul Schrader regista, che qui tocca una delle sue vette di vuota raffinatezza formale. Come già gli era accaduto ne Il bacio della pantera (Cat People – 1982), Schrader opta per una materia narrativa incandescente, che raffredda (quando non congela), con una incessante ricerca stilistica.
Una giovane coppia inglese, Colin (Rupert Everett) e Mary (Natasha Richardson), torna a Venezia nella speranza di ritrovare l’affinità perduta. Ci riuscirà solo a patto di abbandonare i percorsi già tracciati, i comodi itinerari turistici, per immergersi in una Venezia segreta (cliché turistico per antonomasia), guidati dal sulfureo Robert, un grande Christopher Walken.

A Venezia… un dicembre rosso shocking (Don’t Look Now), N. Roeg, GB/Italia, 1973, 110’

Ancora due inglesi, ancora una coppia. Quasi che Venezia potesse essere attraversata solo da estranei, i cui occhi vergini ne fanno emergere, ancora una volta, gli aspetti più tetri. Nuovamente una coppia, dunque, e di nuovo una sorta di terapia di coppia: John e Laura Baxter (Donald Sutherland e Julie Christie) si trovano a Venezia per lavoro (John è un restauratore), a pochi mesi dalla morte per annegamento della loro figlioletta Christine. La città è popolata da vecchie con doti da veggenti, serial killer e da una misteriosa figura in impermeabile rosso dalle fattezze in tutto e per tutto simili a quelle della defunta Christine. Da questa trama alla Dylan Dog, tratta da un racconto di Daphne du Maurier, Roeg trae un horror sperimentale, grazie a un montaggio innovativo e a una sapiente fotografia.

Morte a Venezia, L. Visconti, Italia/Francia/USA, 130’

Per la terza volta Venezia da terapeutica diviene mortifera. Il compositore Gustav von Aschenbach (Dirk Bogarde) giunge all’Hotel des Bains per riprendersi da una crisi cardiaca, solo per ritrovarsi precipitato in una doppia, e ben più grave crisi: a Venezia imperversa infatti una letale epidemia di colera, dalla quale von Aschenbach non può e non vuole fuggire, tanto è ammaliato dal giovanissimo Tadzio (Björn Andrésen), efebo polacco anch’esso ospite, con la famiglia, dell’Hotel des Bains. Come per i film precedenti si viaggia sul crinale dell’esercizio formale, anche se in questo caso, forse, con un tocco di estetismo. Ma il film di Visconti è superiore ai precedenti, sia per la scelta dell’antecedente letterario (Thomas Mann), sia – soprattutto – per la messa in scena.

Pane e tulipani, S. Soldini, Italia/Svizzera, 114’

E infine non si muore. Rosalba Barletta (Licia Maglietta) viene dimenticata in autogrill dalla famiglia. Ne approfitta per fuggire dalle pastoie domestiche, dai suoi ruoli di moglie e madre. La sua fuga la porta a Venezia, dove incontra Fernando Girasole (Bruno Ganz), un cameriere islandese che ha imparato l’italiano sull’Orlando furioso, che cita a memoria. Favola romantica narrata con grazia e leggerezza, che “manda a casa tutti contenti”, come scrive Morando Morandini. A darle l’acqua della vita ci pensano i due protagonisti, ben sostenuti da una folta schiera di caratteristi.

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