BEZNESS

Da giovedì 14 aprile 2022

Per quattro giovedì di seguito, dal 14 aprile al 5 maggio compresi, ci troviamo presso la biblioteca di Seriate per vedere quattro film. Proiezione alle ore 21 e a seguire dibattito (e ogni tanto qualche dolciume)

Rassegna Bezness

Questa rassegna nasce da pensieri alla rinfusa, che periodicamente si riaffacciano alla mente. Li elenco solo per dare una parvenza, di fatto inesistente, di sistematicità.

  • Bezness è un film del 1992. Il suo regista è Nouri Bouzid, uno dei più importanti registi tunisini contemporanei. Il film parla di un giovane che si prostituisce con le turiste europee in vacanza in Tunisia (il termine “bezness” sta esattamente a indicare il prostituto). Il protagonista (interpretato dal regista Kechiche) sogna di lasciare il proprio Paese e andarsene in Europa. La storia si sviluppa secondo due assi in opposizione: da un lato egli è vittima accondiscendente delle ricche clienti, dall’altro opprime la propria fidanzata, impedendole di avere rapporti con gli stranieri. Il film, presentato a Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs non è mai stato distribuito in Italia, né esiste un dvd del film con sottotitoli in italiano. Bouzid è autore di 11 lungometraggi.

  • La maggior parte dei film che provengono da Paesi decolonizzati arriva in Europa tramite festival cinematografici, quasi sempre in co-produzione con qualche Paese occidentale (così ad esempio le ex colonie francesi con la Francia). L’ex potenza coloniale determina molto spesso i soggetti delle storie narrate (grande attenzione viene posta soprattutto alle questioni sociali. Non c’è spazio per un mercato di film di genere, che, quando è presente, non travalica mai i confini nazionali) e le maestranze (la direzione della fotografia o il montaggio), così da avere presa sul mercato internazionale con prodotti appetibili per un pubblico occidentale. Questa pratica impedisce da decenni l’emergere di voci autentiche, con rare eccezioni. Di molti Paesi non sappiamo di fatto nulla, se non quello che ci viene proposto già premasticato da sguardi e modalità ritenute adeguate al nostro sguardo.

  • Paul Farmer era un medico e antropologo morto nel 2022, ha lavorato molto ad Haiti e in Africa. Ad Haiti si è occupato dei malati di AIDS e ha riflettuto sul concetto di “violenza strutturale”, quella violenza che fa sì che l’aspettativa di vita di un Paese, per esempio, sia radicalmente diversa da quella di un altro. Una violenza che struttura la vita dall’inizio alla fine. Farmer presenta le disuguaglianze presenti ad Haiti e le principali cause di morte giovanile (AIDS e violenza) sottolineando come la vita e la morte di donne e uomini sia pesantemente condizionata dal genere di appartenenza: se si è donna è più probabile che la vita porti a un incontro con la malattia tramite la prostituzione; se si è uomo, è più probabile che accadano episodi di violenza armata, legati all’opposizione politica.

  • Nel riflettere sui film che abbiano la possibilità di vedere, è inevitabile comprendere che la maggior parte di ciò che guardiamo proviene dagli Stati Uniti e dall’Europa. Quando il film che vediamo viene da altrove, l’attenzione è rivolta a capire la povertà di un luogo, i sistemi politici oppressivi, la condizione della donna, eccetera. Se si tratta di un film con protagonista una donna, molto spesso quello che ci verrà raccontato avrà a che fare con il suo corpo: la prostituzione, la maternità. Se si tratta di un film con protagonista un uomo, sarà più probabilmente un film che ha a che fare con la violenza politica e con le armi.

  • L’associazione Essi Vivono cerca di mostrare film poco noti o dimenticati. L’idea della rassegna è porre l’attenzione sulla violenza strutturale. Che abbiano come protagonista un uomo, una donna, o che siano ritratti collettivi, queste storie sono accomunate dalla violenza, dove le responsabilità individuali sono inevitabilmente condizionate dal peso soverchiante del contesto politico e sociale nel quale sono inserite, e dal quale vengono narrate. Questa violenza riguarda sia le storie dei film sia i film in quanto prodotti, riguarda cioè anche quello che concretamente arriva a noi, quello che abbiamo a disposizione per guardare e intendere ciò che ci è lontano.

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